La colpa principale degli imputati è stata «avere fatto disinformazione circa la pericolosità dell’amianto anche quando questa era ormai nota in tutto il mondo». Da qui l’accusa di disastro ambientale doloso continuato, l’unica che ha retto fino al secondo grado. L’altra accusa, quella di omissione dolosa di cautele antinfortunistiche nei confronti dei dipendenti, è invece stata giudicata prescritta